La Storia Il primitivo nucleo abitativo della comunità era situato sulla riva destra della foce del fiume Alento. Tale testimonianza è fornita da notizie di varia estrazione storica e da una diffusa tradizione orale. Probabilmente una popolazione stanziatasi sulla fascia costiera, tra le varie, provenienti dalla Grecia e dal Medio Oriente, per evitare le frequenti scorrerie di altri popoli e predatori che arrivavano dal mare, cercò rifugio all’interno risalendo il fiume suddetto, che in quei secoli era persino percorribile con piccole imbarcazioni, secondo l’assunto di Cicerone. Lo stesso fenomeno, d’altra parte, si verificò anche lungo il fiume Calore, che lambisce l’altro versante del territorio comunale, sulla sponda del quale, in contrada Trenico, tra Laurino e Magliano, sono stati rinvenuti i resti di tombe create con mattoni di spessore identico a quelli usati a Velia e a Paestum. Poichè il primitivo nucleo abitativo è conosciuto con il nome “Malleanum”, si è cercato di rintracciare l’origine del termine in due fatti, di cui uno di matrice storica, l’altro derivante dalla tradizione. Infatti, l’intero comprensorio fu assegnato alla famiglia Manlius dopo che i Romani sconfissero i Lucani presso il Sele e si impossessarono dei territori della Lucania, tra il 276 e il 273 a.C. Non sembra convincente la derivazione del nome dal termine “Malleus”, il martello o il maglio usato per battere su pali e su cunei. Invero, questa seconda ipotesi troverebbe una giustificazione nel fatto che, quando, in epoca medioevale, si costituirono le università (i comuni), l’univeristà di Magliano adottò, nel suo stemma ovale, il simbolo dei martelli. Questa antica popolazione, come altre, ad un certo punto della sua storia abbandonò il territorio occupato in origine, oggi conosciuto col nome Verduci, arrampicandosi verso le cime delle colline e dei monti retrostanti, per proteggersi dalle incursioni dei Barbari, divenute frequenti dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, nel 476 d.C. Nacquero, così, due nuclei abitativi: uno sul monte Ceglie e un altro su una collina a poca distanza (l’attuale Magliano Nuovo), ma, in sostanza, si trattava di una sola popolazione. Il Barone Antonini, nel suo volume “La Lucania”, scrive: “Magliano fu luogo ove si fortificarono i Goti”. Il riferimento appare credibile, se si considera che Totila, re dei Goti, dopo aver occupato Napoli nel 541 d.C., si diresse a sud, impadronendosi della Lucania. I quindici anni che seguirono a questa data furono più di spavento che di pericolo reale. Gli abitanti dei due plessi si dispersero, ma si ricomposero di nuovo dopo la definitiva cacciata dei Goti nel 554 e con l’insediamento del Governo Bizantino nel sud dell’Italia. L’unione ideale e generazionale dei due nuclei del popolo originario sarà provata in seguito dal fatto che costituiranno, insieme, lo Stato di Magliano. La documentazione storica ha inizio con un documento, presente nel codice Diplomatico Cavese, in data 29.05.848, in cui si parla di un atto di acquisto di un frutteto per l’importo di 65 soldi d’oro effettuato dalla comunità di Mallianum. Sotto la dominazione dei Longobardi il paese ebbe grande prestigio. Nel secolo XI era denominato Contea di Guiselgardo e di Rodelgrimo, zii di Gnaimano Balbo, Principe di Salerno. Nel 1011, è precisato nel Cronicon, era Conte di Magliano il fratello di Pietro, monaco di Cassino. Nel 1038, invece, il conte era ancora Guiselgardo, ma la comunità soffrì molto per la lotta scatenatasi tra Longobardi e Normanni, nella quale questi ultimi prevalsero, organizzando il territorio sotto la Baronia di Novi Velia, che si costituì di quattro Stati, tra cui Magliano, al quale venivano aggregate le università di Magliano Vetere, Capizzo, Stio e Gorga. Nel 1230 l’imperatore Federico II di Svevia elevò Magliano a Feudo e lo affidò al governo di Teobaldo di Monteforte. Dopo la congiura dei Baroni del 1245 e la distruzione del castello di Capaccio, ove perì anche il Barone di Magliano, il governo di questo fu affidato dal re Manfredi ai fratelli De Fenicolo. Nel 1271, con la venuta degli Angioini ,che sconfissero gli Svevi, lo Stato di Magliano viene affidato a Francesco di Monteforte, figlio di Teobaldo. Altro momento tragico per lo Stato di Magliano fu il periodo della guerra del Vespro tra Angioini e Aragonesi: questi ultimi, invadendo le terre di Magliano, trucidarono nobili e poveri. Per tutto il periodo 1300 – 1400 si registrò nello Stato, come in tutto il meridione, un forte calo demografico dovuto a guerre, carestie e pestilenze. Dal 1433 Magliano fu posseduta da Guglielmo Sanseverino, Conte di Capaccio; dal 1489 da Berlingieri Carrafa; dal 1513 da Camillo Pignatelli. Nel 1600 il destino dello Stato di Magliano è sempre legato alle sorti della Baronia di Novi, che viene acquisita dalla famiglia Zattara. Seguirono una serie di passaggi, per vendita, a Giulio Mastrillo, Cesare Zattara, al Regio Fisco, fino a quando, nel 1683, Cuccaro, Gioi e Magliano vennero aggiudicati a Dionisio Pasca di Magliano, che ne prese possesso col titolo di Barone. Da questi passò a Giuseppe, poi a Giovan Battista, Signore dal 1752. L’ultimo feudatario di Magliano fu il barone Nicola, che lo tenne fino all’abolizione della feudalità, avvenuta con la legge napoleonica del 1808. Le vicende interne dello Stato furono contrassegnate, con alterne vicende, per secoli da questioni demaniali sollevate dall’università di Stio e condotte a forza di divisioni e di riconciliazioni, di proteste e di cause, di reclami e di intricati atti notarili. A cura del professor Antonio Troisi