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Il Banditismo

RISORGIMENTO E BANDITISMO

La battaglia di Magliano Nuovo del 4 giugno 1863

La storia non parla della battaglia di Magliano Nuovo del 4 giugno 1863: la storia non può fermarsi su tutti i piccoli e grandi fatti che hanno caratterizzato il nostro Risorgimento per ovvi motivi di sintesi.

Ma, la battaglia di Magliano Nuovo, su cui troppo a lungo hanno taciuto, non si sa se per ignoranza o per comodo, persino le cronache della nostra terra, assume ora, a distanza di150 anni da quella data, un valore nuovo che va messo nella giusta luce. E ciò soprattutto perchè l’avvenimento rappresentò l’ultimo atto nell’avventura armata del più agguerrito ufficiale borbonico, e cioè di Giuseppe Tardio da Piaggine. Non ci interessano, in questa sede, le vicende particolari della vita del Tardio, vicende che potrebbero essere oggetto di uno studio a se stante dal ghiotto sapore romanticoavventuriero. La nostra attenzione è oggi rivolta alla strategia di una vera e propria battaglia e all’epilogo di una vicenda che si trascinava da tempo in un fiume di sangue fratricida.
Magliano Nuovo fu assalita dal Tardio, seguito da novanta uomini armati assoldati in vari paesi del Cilento, la mattina del 4 giugno 1863, alle ore 11 circa.All’alba i banditi avevano saccheggiato Stio e Gorga; il giorno precedente avevano assalito Campora dove, nella pubblica piazza, dopo aver invano preteso un insolvibile riscatto, avevano giustiziato il frate Giuseppe Feola, sostenitore del governo Piemontese, già avanti negli anni e ammalato.
Nel periodo della primavera, il Tardio, dopo aver stabilito la sua roccaforte sui monti inaccessibili di Pruno, era piombato in più riprese su Sacco, Cannalonga, Alfano, Rofrano, Cuccaro Vetere ed altri paesi, seminando il terrore tra la popolazione, imponendo riscatti, assassinando le guardie nazionali e invocando il ritorno dei Borboni nel Regno di Napoli.

La mattina del 4 giugno Giuseppe Tardio entrò in Magliano Nuovo alla testa del suo improvvisato esercito senza colpo ferire: la popolazione, memore delle gesta dello stesso, in parte si dileguò, in parte osservò intimorita e curiosa nello stesso tempo, in piccola parte sembrò solidarizzare con chi voleva far capire di essere un liberatore, un distruttore di tasse e balzelli piemontesi.

La prima operazione fu dedicata dai banditi al saccheggio dell’abitazione del tenente della guardia, nazionale, sig. don Raffaele Cinelli, farmacista, benestante; in casa di questi, oltre alle armi, alle divise militari e al denaro, furono razziati oggetti d’oro e utensileria di ogni genere. Intanto, mentre in altre abitazioni di possidenti proseguiva la grassazione, sulla pubblica piazza i banditi, al grido di “Viva Francesco lI” agitavano fazzoletti rossi, distribuivano pane ad alcuni bisognosi e invitavano i presenti ad arruolarsi nell’esercito di Tardio, promettendo una paga giornaliera di 6 carlini. E così il vecchio e claudicante Antonino Piano fu Tiberio cominciò ad esortare i presenti ad arruolarsi, a marciare per la giusta causa di una monarchia che i Savoia e Garibaldi avevano solo temporaneamente battuto. Mentre i fatti si svolgevano nella piazza del paese e il capobanda Tardio si attardava in casa del barone Giovanbattista Pasca, la notizia dell’avvenimento si diffondeva nei paesi vicini creando confusione, producendo suoni a distesa di campane e mettendo in moto le caserme dei Reali Carabinieri e persino il Comando di Linea della Guarnigione Piemontese di Vallo della Lucania.

Dopo due ore circa, il paese venne circondato da tre lati dai militi della guardia nazionale di Magliano Vetere al comando di Fortunato Morra, dai Carabinieri di Gioi Cilento e dai volontari della guardia nazionale di Stio, Gorga e Vallo. Rimaneva all’esercito di Tardio, come unica via di uscita, la Palude confinante con il bosco della valle e coi monti Ceglie, Faito e Chianiello.

Appena il gruppo dei novanta uscì dal paese si trovò di fronte le guardie provenienti da Palazzo Soccorso ed ebbe inizio una furibonda battaglia che fece subito registrare feriti da ambo le parti. Il popolo smarrito di fronte ad un così fragoroso crepitio di armi guadagnò le grotte e vi rimase rintanato. Man mano che alle guardie nazionali arrivavano rinforzi di uomini e di armi, le sorti assumevano una piega difficile per la banda Tardio: per questo dopo tre ore di combattimento, la banda stessa cominciò a ripiegare verso i monti suddetti. Intanto nella Palude furono fatti prigionieri due uomini che si erano battuti disperatamente e al momento, della fuga erano rimasti impigliati nella bassa vegetazione riportando ferite. Erano Luigi Galasso, da Magliano Nuovo, arruolatosi con i banditi durante la mattinata e Carlo Veltri di Campora, accodatosi ai rivoltosi il giorno precedente. Un altro gruppo di fuggitivi fu accerchiato dai militi della guardia nazionale di Magliano Vetere, che era piombata alle spalle di questi scendendo dal monte Ceglie.

In quel momento al Tardio non rimase altro da fare che darsi alla fuga con i superstiti e dirigersi verso Roccadaspide. Ai due presi con le armi in pugno, e cioè al Galasso e al Veltri, sebbene gravemente feriti fu riservato un trattamento crudele ed esemplare allo stesso tempo.
Dopo un sommario interrogatorio, durante il quale il Galasso coinvolse nel reato di cospirazione anche il Barone Giovanbattista Pasca, i due, già morenti, furono trascinati davanti alla chiesa di Magliano Nuovo e immediatamente passati per le armi da un plotone di esecuzione. A nulla valse la richiesta di clemenza avanzata dalla Baronessa Pasca (Iovine da Felitto).
I fucilati furono sepolti in una fossa comune, senza alcun rito funebre. Intanto si perdevano le tracce del Tardio. La sua avventura, che durava incontrastata da oltre due anni, aveva però subito un colpo irreparabile.
Tra i suoi seguaci dopo la sanguinosa sconfitta riportata nella palude di Magliano, cominciò a serpeggiare il dubbio e la sfiducia; cosi vi furono defezioni di ogni genere. Tardio cominciò a cadere nell’ombra, processato e condannato in contumacia.
In effetti dopo le perdite subite la mattina del 4 giugno 1863 a Mgliano Nuovo, non riuscì più ad investire interi paesi come aveva fatto prima.
All’operazione militare di Magliano nuovo contro la banda Tardio, la Guardia Nazionale locale costituita da Raffaele Cinelli, Luciano Pasca, Michele La Gorga, Raffaele Bonfrisco e Sabato Rielli prese parte solo in un secondo momento perché all’arrivo dei rivoltosi si era dileguata tra gli “scanni di S. Nicola” e il vicino castagneto. L’accompagnatore ufficiale di Tardio era stato tale Vincenzo Bonfrisco, nato in Magliano, ma da tempo trasferitosi a Capaccio e poi arruolatosi nella banda Tardio.
Oggi in Magliano Nuovo nessuno più ricorda la data che abbiamo voluto rievocare, ma tutti ricordano un nome: Tardio; e la sua storia è scritta negli atti della Gran Corte Criminale come quella di Cerino, Carbone, Crocamo, Ciancarullo, Tranchella, Scarapecchia.

A cura del professor Antonio Troisi