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Ambiente & Territorio

L’Ambiente

L’ambiente è caratterizzato da alcuni fattori di rilievo ai quali risale la storia passata e presente del Comune. Il primo elemento naturale è il fiume Calore,  perché nel suo versante destro, risalendolo in località Isca della Castagna, si fermò una popolazione primitiva, probabilmente proveniente dalla fascia costiera e alla ricerca di maggiore sicurezza nell’interno.
Gli scavi, per ora sospesi, hanno evidenziato una serie di tombe fatte di semplici mattoni disposti in maniera artigianale. Lo stesso fiume è stato, per secoli, luogo di stagionatura del lino, che poi, macerato, produceva le fibre tessili per la biancheria, soprattutto quella matrimoniale.

 

Il fiume, una volta ricco di trote e capitoni, era fonte di alimentazione per i contadini. Questo fiume nasce dal monte Cervati (m. 1898) e confluisce nel Sele, nel territorio di Altavilla Silentina. Una presenza significativa è costituita dalle cappelle rupestri: S.Mauro a Capizzo e S. Lucia a Magliano Vetere. Si tratta di due luoghi di culto di costruzione quattrocentesca, ma derivata dalla pratica del ritiro in luoghi solitari esercitata in tutto il Medioevo.

La prima cappella, di recente restaurata, ricorda le vicende della Vergine di Siracusa (283-303),  che, regnando Diocleziano, fu denunciata dal suo stesso fidanzato e condannata, prima alla prostituzione e poi al rogo, da cui uscì indenne, per morire poi di spada. I locali sotterranei della Cappella stavano per essere adibiti a cimitero nei primi anni dell’Ottocento, dopo la legge Napoleonica introdotta nel Regno di Napoli, ma la cosa fu in vario modo evitata.
Decisamente più caratteristica si presenta la Cappella rupestre di Capizzo, dedicata a S. Mauro Martire. La leggenda fa risalire la vita e il martirio del Santo al tempo dell’Imperatore Diocleziano (284).

 

Il complesso è costruito nell’incavo di un monte (Faito), che si presenta come un enorme massiccio calcareo. E proprio questo incunearsi in una specie di caverna dimostra il collegamento con la cultura dei monaci Basiliani.
Un viale in forte salita tra le rocce, costellato a primavera di orchidee gialle e rosa, conduce al portale della Cappella, maestoso con i suoi undici blocchi di pietra locale, di fattura cinquecentesca.
Gli altri riferimenti storici indicano che più volte nei secoli è intervenuta l’opera dell’uomo ad integrare e ad arricchire il luogo sacro. Infatti, l’acquasantiera è datata 1653, la campana 1701. Quello che fa riflettere è un affresco, in parte deturpato dal tempo, riproducente Santa Lucia: il riferimento alla Cappella di S. Lucia, a circa due chilometri, è abbastanza chiaro.

Testimonianze storiche, che certamente conferiscono fascino all’ambiente, sono presenti nella frazione Magliano Nuovo, antica fortezza chiusa nella sua potente cinta muraria e difesa da sette torri. In questo centro abitato vi sono ancora i segni di un Gaifo, che era una particolare porta di accesso all’abitato, costruita dai Longobardi. A fianco al paese si trova la famosa “Pretra Perciata”; si tratta di un passo di cui si servivano i viaggiatori nel Medioevo e sino agli inizi dell’epoca moderna, per spostarsi dalla Valle del Calore alla Valle dell’Alento, verso il mare e viceversa. Tale passo presupponeva il pagamento di una gabella, il cui destino fu sempre collegato alle vicende delle varie case regnanti a Napoli o alle autorità preposte alla guida dello Stato di Magliano e dell’Università. Sono, infine, presenti nella suddetta frazione i resti di tre conventi: uno nel centro abitato, di origine francescana, e uno nel borgo Palazzo Soccorso, di origine agostiniana. Ambedue furono costruiti nel 1300.

A cura del professor Antonio Troisi

Il Territorio

Il territorio del Comune di Magliano Vetere comprende una zona caratteristicamente variegata: si estende da oriente ad occidente, dalla Valle del Calore alla Valle dell’Alento; al centro, quasi divisa trasversalmente, presenta una catena montuosa di formazione calcarea che si estende dal monte Faito (m. 1163) alla Rupa della Noce (m. 1165) alla montagna di Santa Lucia (m. 793) al monte Ceglie (m. 743)e, infine, alla collina, anch’essa calcarea, su cui si arrocca la frazione Magliano Nuovo, che si erge per un’altitudine di 729 metri.

Dai sentieri che si inerpicano fino alla punta dei massicci calcarei, si godono panorami di straordinaria vastità:da un versante lo sguardo si può spingere sino al golfo di Agropoli e all’isola di Capri; da un altro è possibile ammirare una vasta serie di paesi che si adagiano sulla valle del Calore e ai piedi della lontana catena dell’Appennino meridionale e del Cervati.

Decisamente suggestivo è il panorama naturale della Rupa Rossa; intorno ad essa dominano i cespugli di mirto e le piante nitrofile (gli asfodeli), ma se si allunga lo sguardo in lontananza, ci si immerge in una varietà di tonalità di verde,caratterizzata da un’alternanza di vaste fasce di vegetazione: in alto domina il leccio dal colore verde scuro, in basso si estende il bosco di carpino nero, di ontani e di aceri, il tutto fuso in una distesa di verde più chiaro.

I sentieri che partono da Palazzo Soccorso conducono, attraverso varie mulattiere, alle gole sottostanti del Calore, intorno al quale la vegetazione conserva il fascino selvaggio di un mondo primitivo. La sorpresa paesaggistica del viaggio nelle gole del fiume è costituita dalla presenza del ponte di Pietra Tetta. Si tratta di un enorme masso calcareo, che, cadendo dalla montagna, si è adagiato sul fiume, di traverso, creando un ponte naturale utilizzato per passare da una sponda all’altra. Nei dintorni di questo luogo, la roccia, scavata dalle acque nel corso dei secoli, presenta figure e disegni che evocano nella mente immagini mitiche di mostri e di meandri misteriosi di caverne primitive. Tutta questa ininterrotta formazione rocciosa può essere fatta risalire all’ultimo periodo e sistema dell’era mesozoica, caratterizzata, appunto, dalla presenza di molluschi e rettili e dalle piante angiosperme.In questo regno lontano ed appartato si possono rinvenire escrementi di lontra e si possono incontrare colonie di cinghiali e, da un pò di tempo, anche di caprioli. E’, insomma, un territorio che si colloca al centro del Parco Nazionale del Cilento e che, giustamente, l’UNESCO ha dichiarato patrimonio universale.

A cura del professor Antonio Troisi